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Il PagoPA viola le norme sulla concorrenza
Le Associazioni dei Consumatori contro PagoPA: ”Le commissioni sono una tassa sulla tassa.”


L’ Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, con la segnalazione n. S4007 del 5 novembre 2020, ha messo finalmente il punto sulle modalità di pagamento verso la PA affermando che: il PagoPA è solo una delle forme possibili di pagamento e non la “esclusiva”.

La Multicanalità dei pagamenti è salva!


Quindi sono annullate le previsioni del d.lgs. n. 217/2017 il cui Art. 65 prevedeva l'obbligo per la PA di accettare pagamenti solo tramite la piattaforma PagoPA. Tale obbligo, dopo due rinvii, il cui ultimo era il 28 febbraio di quest'anno, oggi è sospeso. L’IMU, ad esempio, continua ad essere pagata esclusivamente con l’F24 in quanto non risulta abrogata la previsione di cui al DL 201/2011, comma 12.

Ulteriore confusione per le amministrazioni comunali discende dal contributo per l’attivazione del PagoPA previsto dalla dall’art. 24 del DL 16 luglio 2020, n. 76. Ciò non deve trarre in inganno in quanto il contributo è erogato al solo fine aiutare economicamente gli Enti nell’attivazione della piattaforma PagoPA. Gli unici obblighi che hanno gli Enti che discendono da tale agevolazione è quella di abilitare, anche con il PagoPA, un minimo dei conti correnti delle loro entrate. Abilitare significa consentire ai cittadini di poter pagare “anche” con il PagoPA.

Questo ulteriore modalità di pagamento si affianca quindi agli altri sempre disponibili che sono:

  1. Delega unica F24 (c.d. modello F24)
  2. Sepa Direct Debit (SDD)
  3. eventuali altri servizi di pagamento che non risultino integrati nel PagoPA;
  4. per cassa, presso il soggetto che per tale ente svolge il servizio di tesoreria o di cassa”.

La Multicanalità non ha bisogno di essere difesa in quanto è l’unico modo per generare concorrenza a vantaggio dei cittadini nelle modalità di pagamento.

Non è poi il caso di aprire la discussione sui costi del PagoPA su cui hanno espresso le loro riserve l’ANCI, il Movimento dei consumatori ed altri.

 

L’Antitrust, infatti, con la segnalazione n. S4007 del 5 novembre 2020, aveva evidenziato come il susseguirsi di modifiche e deroghe normative concernenti la piattaforma pagoPA, avesse generato incertezza e condotto alcune Amministrazioni Pubbliche ad un utilizzo esclusivo di tale sistema, escludendo altre modalità ammesse per i versamenti, tra cui la domiciliazione bancaria per il pagamento della TARI. Escludere una modalità di pagamento senza che essa sia stata al contempo integrata nel sistema pagoPA vuol dire, secondo l’Autorità, “impedirne l’uso tout court”.

E d’altra parte anche l’ANCI aveva ricordato che l’articolo 2-bis del d.l. n. 193/2016 consente una pluralità di opzioni per l’incasso delle entrate locali: il versamento sul conto corrente di tesoreria ovvero sui conti correnti postali intestati all’ente, il sistema F24 (solo per le entrate tributarie) e gli strumenti di pagamento elettronici resi disponibili dagli enti impositori, oltre, appunto, a pagoPA.

Ma non è solo l’ANCI a sollevarsi contro questa volontà di voler far credere che il sistema di PagoPA SpA è l’unico possibile. L’Associazione Altroconsumo definisce PagoPA ”un sistema di pagamenti complesso e macchinoso. E le commissioni sono una tassa sulla tassa.”

Il punto è che PagoPa costa. Trattandosi di una piattaforma e non di un circuito di pagamento, il quanto dipende dal rapporto fra la banca e il cliente. In pratica la commissione sarà diversa a seconda dell’istituto di credito in cui si ha il conto corrente: secondo un’indagine di Altroconsumo si può arrivare fino a 2,50 euro.

“Pagamento che effettui, commissione che paghi. Poco importa che si tratti di versamenti fatti verso le amministrazioni per tributi, tasse, utenze, rette, quote associative, bolli o denaro da trasferire ad aziende parastatali, scuole, università o Asl. Dietro ad ogni pagamento c’è un costo per il cittadino che va a vantaggio di banche, Poste e i vari Prestatore di Servizi di Pagamento. Per i consumatori, PagoPA sembra l’ennesimo regalo alle banche con la creazione di una sovrastruttura che ha un costo e rischia di mettere in difficoltà i cittadini” evidenziano dal Movimento dei consumatori.

Redazione GEFIL INFORMA

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